http://www.elegio.it/doc/tn/maria_stuarda.html
Historia magistra vitaeFu incoronata Regina il 9 settembre 1543, all'età di nove mesi. Il padre, Giacomo V era appena morto, all'età di trent'anni, moralmente e fisicamente prostrato dopo la sconfitta subita dagli scozzesi nella battaglia di Solway Moss. Le truppe inglesi vittoriose erano guidate dal famigerato Enrico VIII dalle molte mogli. Maria Stuarda, fuggita in Francia per salvarsi dagli attacchi inglesi, venne fatta fidanzare col Delfino di Francia, Francesco, e a sedici anni lo sposò ma Francesco, colpito da un'infezione ad un orecchio, non superò la malattia e morì a meno di un anno dall'incoronazione, nel 1560. Tornata in Scozia, Maria salì sul trono scozzese e sposò il conte di Darnley da cui ebbe il figlio Giacomo; il conte suo marito era un tipo non troppo civile nei modi al punto che dinanzi a lei uccise Davide Riccio, segretario di Maria. In un complotto ordito non si sa bene da chi, ma è difficile credere che Maria fosse totalmente all'oscuro, il conte di Darnley venne strangolato nel febbraio 1567. Maria sposò subito dopo, il conte di Bothwell, ma nell'estate 1567 gli aristocratici scozzesi di fede protestante la costrinsero ad abdicare a favore di suo figlio, Giacomo VI, che aveva allora quattordici mesi. Il reggente nominato dai protestanti fu il conte di Moray, fratellastro della Stuarda. Lei, come risposta, raccolse un esercito per ritornare sul trono ma venne sconfitta a Langside e per fuggire agli scozzesi commise l'ingenuità di chiedere ospitalità agli inglesi ossia a Elisabetta I, figlia di Anna Bolena e dunque Regina illegittima dell'Inghilterra, per i cattolici che non consideravano valido quello e molti altri matrimoni di Enrico VIII. Viceversa Maria Stuarda aveva per nonna Margherita di Tudor, sorella maggiore di Enrico VIII e dunque rappresentava, ma solo per i cattolici, la legittima erede del trono di Inghilterra. La soluzione di Elisabetta fu quella di imprigionare, seppure in una gabbia dorata, la potenziale avversaria. Maria venne tenuta prigioniera per 18 anni durante i quali la sua bellezza (che era notevole) e la gioventù andarono appannandosi, come era destino che fosse ma anche, certo, tristemente. Il figlio Giacomo la odiava ritenendo che la morte del padre fosse da imputarsi alle congiure di lei, madre da lui rinnegata ed anzi, avanzò proposte, non assecondate, per sposare la carceriera, Elisabetta, che pure gli era maggiore di trenta anni. Nel 1586 Maria Stuarda venne fatta partecipe del progetto di assassinare Elisabetta. A tale progetto Maria dette il suo consenso preoccupandosi principalmente di venire liberata prima che al castello giungesse notizia della morte di Elisabetta dato che, per tranciare le sue pretese dinastiche, i carcerieri avrebbero potuto sopprimerla a titolo cautelativo. Ma.... le lettere che ella scambiava con i congiurati venivano intercettate e decrittate grazie al doppio gioco del suo corriere, Gilbert Gifford, a parole filocattolico, che, prima di portare le lettere ai destinatari, il cui capo era Anthony Babington, le forniva in visione a sir Francis Walsingham, segretario di Stato che, a sua volta, si avvaleva di Thomas Phelippes, un abilissimo decrittatore. Morale: i congiurati vennero presi e, al suono delle campane in festa, furono tagliuzzati, castrati, sbudellati mentre erano ancora vivi ed infine squartati. Maria fu processata il 15 ottobre 1587, cercò di negare il suo coinvolgimento ma c'erano, come prove schiaccianti, le sue lettere decrittate. Fu condannata e l'8 febbraio 1587, all'età di 44 anni, venne decapitata. Le sue ultime parole furono "In manus tuas Domine" perché a quei tempi Dio non era ancora diventato americano e capiva meglio se pregato in latino piuttosto che in inglese, lingua biascicata forse più adatta ai sortilegi del diavolo.Ho letto queste notizie nel libro di Simon Sing Codici & Segreti edito in Italia dalla BUR. È un libro molto stimolante che ho recentemente ripreso in mano sull'onda delle polemiche sulle intercettazioni telefoniche attuate forse legalmente in base all' insindacabile arbitrio della magistratura italiana ma certo illegalmente o almeno immoralmente usate per favorire questa o quella fazione politica. Indubbiamente, come nel caso di Maria Stuarda, è difficile essere equanimi (volendo esserlo solo per il platonico piacere di esserlo) soprattutto per chi non conosce i retroscena, è esposto a qualsiasi montatura ed anzi nutre il fondato sospetto che le poche informazioni in suo possesso siano inquinate da chi ha grossi interessi a far conoscere al pubblico una verità per lo meno molto artefatta. Dunque Maria era una assassina a volte di successo, come col marito conte di Darnley a volte solo in pectore, come con la cugina Elisabetta oppure è stata una donna che ha cercato solo la libertà di essere se stessa e di assumere il ruolo che la storia, il destino le aveva più volte promesso ma in concreto negato ? Era giusto che non amasse colei che la teneva prigioniera ormai quasi da venti anni ? Era veramente meritevole di morte per aver approvato l'omicidio della sua carceriera? Certo la sua figura, anche se non limpida, induce a compassione e questa compassione mi sembra che traspaia dalle righe di Simon Singh che comunque è giusto che abbia per lei tenerezza visto che Maria gli è così utile a colorire l'argomento e visto che il problema della decrittazione, tecnicamente arido, acquista uno spessore umano e coinvolgente quando si comprende emotivamente il rischio e la posta in gioco connessa al mantenimento o alla violazione di un secreto. Ma il motivo per cui personalmente mi colpisce la storia della regina di Scozia nasce dall'osservazione che alla sua decapitazione la crittografia abbia contribuito in modo molto marginale. Immaginiamo che Thomas Phelippes non fosse riuscito a cavarsela e che lo scambio epistolare fosse risultato completamente indecifrabile: certo il rischio sarebbe stato quello di non riuscire ad intervenire nel momento ottimale ma certo un modus operandi ragionevole da parte di sir Francis Walsingham sarebbe potuto essere, per esempio quello di invitare Anthony Babington a visitare i sotterranei di un castello inglese ben insonorizzato e lì avere con il giovane un franco e illuminante scambio di informazioni. Dopo aver appeso Anthony con un lungo cavo alla volta del piu vasto dei sotterranei ed avere usato le sue estremità inferiori debitamente oliate e incerate come punti luce del lampadario costituito da Anthony stesso magari appesantito per evitare che dimenandosi spegnesse le deboli fiammelle delle sue unghie in lenta combustione.... dopo aver dato questi o simili ordini ai propri subordinati ecco che Walsingham avrebbe presto notato che ogni segreto, ogni incomprensione, ogni difficoltà di decrittazione si stava velocemente chiarendo e scomparendo... Una volta iniziata la franca collaborazione tra lui e il semicombusto Babington, sarebbe stato facile sostituirsi al povero ustionato per spingere Maria, che avrebbe continuato a credere di corrispondere con lo stesso interlocutore, ad esporsi di più e ad offrire sempre più indifeso il suo bianco collo al boia annoiato dall'inazione... In definitiva dunque, il fatto che l'algoritmo usato dai congiurati fosse debole, non avrebbe cambiato di molto il corso della storia e Maria avrebbe finito comunque per ...perdere la testa visto che il punto chiave fu il tradimento di Gilbert Gifford. Ma forse la storia sarebbe andata in un altro modo, meno disastroso se si fossero verificate due condizioni ossia, in primis, se sì, i testi crittografati avessero resistito all'attacco di Thomas Phelippes e, in secondo luogo se Anthony Babington, dopo aver ragionevomente resistito alle bruciacchiature avesse potuto rivelare una chiave di decrittazione che consentisse di scoprire il segreto nascosto in quei testi ma non il vero segreto bensì il segreto da offrire all'eventuale inquisitore. Mi rendo conto che una strategia simile sarebbe stata inapplicabile con le conoscenze e gli strumenti dell'epoca. Impensabile immaginare una donna capace da sola di gestire una tecnica di crittografia capace di offrire una situazione di doppia verità, una da confessare per giustificare l'esistenza stessa del messaggio agli occhi dell'inquisitore e l'altra da tenere comunque segreta perchè in ogni caso inutile alla salvezza. Il confessare il secondo senso segreto del messaggio vorrebbe dire, infatti, che il messaggio ha evidentemente più di un significato e dunque il secondo senso non esclude la presenza del terzo senso, del quarto etc...: dunque il torturatore non avrebbe ragione di desistere dalla sua azione perchè il proseguire potrebbe comunque portargli nuovi fruttuosi risultati. Se poi il secondo senso segreto fosse effettivamente quello reale è certo che la rivelazione non potrebbe che essere fatale al prigioniero e dunque, in ogni caso, il prigioniero non avrebbe interesse a svelarlo. Oltretutto, rivelando con sincerità l'esistenza di due livelli, il prigioniero indurrebbe l'inquirente a ritenere erroneamente che ci siano altre e più profonde verità da portare alla luce e dunque il prigioniero subirebbe l'amara beffa di essere torturato pur avendo confessato tutto il confessabile e con totale sincerità. Ovviamente potrebbe darsi (anzi è certo) che il torturatore sappia che esistono tecniche per nascondere più di un segreto in un messaggio cifrato ma questo non cambierebbe molto la situazione. Se il valore dell'integrità fisica del prigioniero fosse considerato irrilevante non ci sarebbe ragione di non cercare di estrarre da lui tutta l'informazione possibile, indipendentemente dall'attendibilità dei risultati ossia dalle ammissioni estorte fino a quel punto. Viceversa se il torturatore dovesse rispettare dei limiti deontologici o avesse dei vincoli legali o di altro genere, ovviamente non si arresterebbe in assenza di una qualsiasi confessione ma ottenuta questa confessione dovrebbe tenere conto della credibilità di tale confessione e dovrebbe tener presente che, pur con molti dubbi, la sovrabbondanza di dati incoerenti potrebbe essere motivata dalla pura intenzione di rendere il testo crittografato più resistente all'attacco dei decrittatori. Dunque la notorietà di metodi per sovrappore diversi messaggi in uno stesso testo non cambierebbe il fatto che sicuramente, se un messaggio segreto esiste... esiste un segreto ma non è scontato che esista un segreto nascosto nel segreto e via di seguito. In conclusione chi ha un segreto da occultare in un messaggio farebbe sempre bene a realizzare messaggi ad almeno doppio senso perchè dovrebbe essere sempre conscio che qualcuno potrebbe avere la forza di chiedergli di CONFESSARE ma.... CONFESSARE COSA ? Nel seguito, anche per cercare di ovviare alle carenze di divulgatori (alla Simon Singh) che non sfiorano minimamente questi aspetti operativamente cruciali della crittografia, proverò ad esporre qualche semplice strategia che mi sono inventato (probabilmente riscoprendo l'acqua calda) per applicare il metodo del segreto confessabile. Blaise de VigenèreLa codifica di Vigenère risulta tuttora ragionevolmente valida per contrastare semplici curiosi e ficcanaso non molto motivati. Naturalmente non mi fiderei di questo metodo per trasferire informazioni preziose come, ad esempio, il numero della mia carta di credito con relativa password.Pagina dedicata all'algoritmo di VigenèreSu questo algoritmo intendo basare l'esempio di crittografia di un segreto confessabile e dunque è opportuno poter fare qualche esperimento per imparare a conoscere questo metodo a monte delle varie rielaborazioni.Miscelatore alla VigenèreRappresenta la mia proposta concreta di uno dei tanti modi per criptare un documento nascondendo la frazione utile del messaggio in un ambiente creato apposta per confondere l'eventuale decrittatore. Il rumore usato può però essere dotato di significato ossia può essere il vero messaggio (di secondo livello) la cui presenza però non è automaticamente dimostrabile visto che basta il messaggio di primo livello a giustificare l'esistenza del testo cifrato.Ovviamente questo miscelatore è solo uno dei tantissimi modi in cui ci si può preparare a difenderci nel caso qualcuno ci costringesse a rivelare il contenuto dei messaggi che non possiamo negare di saper decrittare. |